ZINGARI: L'OLOCAUSTO DIMENTICATO

 

XXXVIII FESTIVAL TEATRALE di BORGIO VEREZZI

in collaborazione con TEATRO STABILE di GENOVA

ZINGARI: L'OLOCAUSTO DIMENTICATO

di e con PINO PETRUZZELLI

luci Alessandro Sussi

 

Più di 500.000 zingari sono stati uccisi nei campi di sterminio nazisti.

Una storia dimenticata. Una storia non ancora scritta.

Raccontarla è un atto dovuto.

 

"Nei vari processi contro i nazisti responsabili di crimini contro l'umanità, primo fra tutti quello di Norimberga, mai nessuno si preoccupò di sentire la testimonianza di uno zingaro. Al processo di Gerusalemme, nonostante Eichmann si fosse dimostrato consapevole delle pratiche di deportazione degli zingari, il capo d'imputazione che riguardava questo argomento venne annullato. Nessun responsabile fu chiamato a rendere conto dello sterminio degli zingari."

 

Lo spettacolo è dedicato al genocidio del popolo rom e sinto durante il nazismo. Un genocidio che nasce dal pregiudizio e dal razzismo imperanti nella Germania degli anni trenta. A Berlino il dottor Robert Ritter, direttore del Centro di Ricerche per l'Igiene e la Razza dichiara che "gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate" e che "la questione zingara potrà considerarsi risolta solo quando il grosso di questi asociali e fannulloni sarà sterilizzato". La dottoressa Eva Justin rivela al modo accademico nazista, nella sua applaudita tesi di laurea, la presenza nel sangue degli zingari di un gene molto, ma molto pericoloso: il gene dell'istinto al nomadismo, il terribile wandertrieb.

Lo spettacolo vuole essere un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato, così come dimenticati sono stati i risarcimenti dovuti ai rom e ai sinti perseguitati durante il nazismo.

Uno spettacolo carico di umanità e di amore per un'etnia, quella Rom e Sinta, che nel corso degli anni più che essere sconosciuta è stata misconosciuta.

 

rassegna stampa spettacolo

 

"Un'orazione civile di un grande attore: Pino Petruzzelli."

( TG5 )

 

"... se è atroce quello che è accaduto, ancora più atroce sarebbe dimenticare: bisogna rammentare e far conoscere che nei lager accanto ai triangoli gialli di sei milioni di ebrei  c'erano quelli rosa degli omosessuali, quelli rossi degli oppositori politici e quelli neri  degli 'arianissimi' zingari che hanno pagato con più di mezzo milione di vittime il loro essere zingari.

Pino Petruzzelli dà vita a un canto civile e disperato contro una delle più orribili  malattie dell'anima: il razzismo."

( Magda Poli - Il Corriere  della sera )

 

"E' una storia meno nota del genocidio ebraico, per il carattere orale della cultura zingara e per la collocazione sociale molto subalterna; ma le tappe e i protagonisti sono più o meno gli stessi e l'ordine di grandezza della strage è sempre imponente, circa 500.000 vittime. Lo racconta lo spettacolo di Pino Petruzzelli interpretato dall'autore stesso. In questa sorta di orazione civile non vi sono scene né personaggi di finzione: Pino Petruzzelli ricostruisce davanti ad un leggio le vicissitudini dei Rom, dalla progressiva emarginazione medievale agli orribili esperimenti 'medici' subiti nei lager nazisti, alla beffa dei mancati risarcimenti dopo la guerra. Si esce scossi, desolati, indignati. Ma, forse, con meno pregiudizi"

( Ugo Volli - La Repubblica )

 

"Una sola apertura all'ironia, nell'interrogativo sul perché di torture, cavie umane, camere a gas riservate ai Rom, di cui mai si riferisce né si chiede ragione alla giustizia umana: che il revisionismo storico - chiede con garbo Petruzzelli a metà spettacolo - consista proprio nel voler completare la documentazione e la presa di coscienza dell'Olocausto aggiungendo quel che da mezzo secolo si tace? Per il resto la chiave di lettura, interpretazione e regia, rifugge dall'effettismo; tende soltanto, con partecipe, stupefatto e teso narrare, a rappezzare, almeno con un ricordo teatrale, lo squilibrio e l'oblio di un genocidio."

 ( Margherita Rubino - La Repubblica )

 

"... Zingari: l'olocausto dimenticato è uno spettacolo asciutto, rigoroso, solo parole... eppure coinvolgente, di intensa drammaticità. Un sasso nello stagno della nostra apatia esistenziale."

( Pier Antonio Zannoni - RAI 3 e RAI 2 )

 

“Pino Petruzzelli ha scritto ‘Zingari: l’olocausto dimenticato’, un esempio alto di teatro civile.”

( Giuliana Manganelli – il Secolo XIX )

 

“Non capita tutti i giorni di vedere decine di Rom e Sinti spettatori a teatro, certo non è mai accaduto a Genova e tanto meno in un contesto prestigioso come quello del Duse.”

( Massimo Calandri – La Repubblica )